Il nuovo libro di Nicoletta Orlandi Posti
Prefazione di Erri De Luca

Enrico Di Cola: A proposito del libro di Cucchiarelli

Cucchiarelli su antifascismo, anarchici e …. gerarchia militare 

di Enrico Di Cola

dal blog 12 dicembre 1969 - Strage di Stato

Le tesi contenute nel libro Il segreto di piazza Fontana di Paolo Cucchiarelli, come abbiamo avuto modo di dire e dimostrare più volte in passato, sono basate essenzialmente su confidenze di terroristi e assassini fascisti (vedi il caso di Vinciguerra o del fantomatico mister X), di squallidi personaggi dei servizi segreti (quelli delle stragi e dei depistaggi oltre che pidduisti) come l’esimio Russomanno dell’Ufficio Affari Riservati, e sulle tesi esposte dai vari fascisti (travestiti da ex, post, e così via ingannando) che all’interno delle varie Commissioni stragi hanno cercato in tutti i modi di mescolare le carte per impedire l’accertamento della verità che portava a casa loro.
Dopo aver letto più volte il libro di Cucchiarelli (forse per una forma di masochismo senile) mi sono arrovellato il cervello per capire se l’autore si sia solamente fatto abbindolare dai sui nuovi amici in camicia nera o se invece si sia – più semplicemente – convertito a tale mentalità. Il suo lavoro di “ricostruzione storica” mi sembra troppo ricco di falsi, di manipolazioni, di “luoghi comuni” di destra, perchè si possa attribuire tutto ciò al solo  dilettantismo dell’autore.
Il primo errore e disinformazione è quello di sostenere che il Sessantotto avesse infranto le barriere ideologiche che resistevano dal dopoguerra, che si fossero aperti degli spazi per combattere assieme tra rossi e neri e che, addirittura, l’unità delle forze antisistema potesse venire prima della pregiudiziale antifascista. Noi anarchici ritenevamo, allora come oggi, che l’antifascismo sia una pregiudiziale insormontabile e che i fascisti non debbano trovare spazi in cui insinuarsi. Il fascismo è l’antitesi della libertà e come tale anche l’antitesi dell’anarchia e quindi nostro nemico giurato. Sia a livello politico-culturale che come spazio fisico, per intenderci.
Solamente i fascisti, (dopo che nel ‘68 li respingemmo nelle loro fogne) oggi che si fanno forza di essere arrivati nuovamente al potere per vie legali, continuano a sforzarsi per accreditare una loro presunta – se vi è stata è stata brevissima, super minoritaria rispetto al movimento, e sempre mascherata sotto altre vesti – partecipazione nel movimento del ’68.
All’epoca, quando in un corteo scorgevamo facce di fascisti noti, li allontanavamo immediatamente e spesso e volentieri lo facevamo con la forza. Noi anarchici eravamo, siamo e resteremo sempre orgogliosamente antifascisti.
Il secondo errore e disinformazione è consequenziale al primo. Fatto passare come vero il primo assunto, Cucchiarelli può sferrare il secondo attacco contro di noi tentando di far credere che il nostro circolo fosse una sorta di ibrido non solo teorico (“neoanarchici”… ma de che, e a chi?!)  ma anche a livello pratico di attività, e che il numero dei fascisti infiltrati o addirittura palesi al nostro interno fosse alto (praticamente metà e metà!). Abbiamo già smentito tali becere insinuazioni e mostrato come siano frutto della fantasia malata di Cucchiarelli (e dei suoi suggeritori)  e che sarebbe bastato leggere gli atti giudiziari – cosa che lui sostiene di aver fatto – per non incorrere in simili castronerie. Ma questo dimostra proprio come non vi sia buonafede nel suo mescolare nel torbido.
Il terzo errore è in parte alimentato dal primo e dal secondo e in parte dovuto alla più crassa ignoranza dello scrittore su cosa sia l’anarchia e gli anarchici. Tutto l’assunto che ci vedrebbe responsabili delle bombe di Roma e Milano, poggia su un modus operandi che è totalmente estraneo agli anarchici.
Secondo Cucchiarelli, Valpreda e noi a Roma come dei bravi soldatini (sembra di leggere lo scritto di un questurino o di un fascista)  saremmo andati a ritirare delle bombe fatte da persone a noi sconosciute e – senza farci domande o discutere sul come e perché – le avremmo  piazzate dove ci veniva ordinato. Valpreda addirittura avrebbe eseguito l’ordine più idiota di quelli possibili:  prendere un taxi… per farsi riconoscere!
Ma il questurino o il fascista suggeritore di tale assurde tesi davvero non lo sa che gli anarchici non sono usi ubbidire, che non hanno gerarchie al loro interno, che si fidano solo di loro stessi, e che non prendono le caramelle, pardon le bombe, dagli sconosciuti??
Cucchiarelli riesce addirittura a superare i suoi maestri complottardi che volevano gli anarchici colpevoli ad ogni costo: i vari Calabresi, Improta, Cudillo e Occorsio…!

1 commento:

  1. si faccia giustizia se nn riesce quella ordinaria si può riuscire con quella popolare ciao compagni/e

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