Il nuovo libro di Nicoletta Orlandi Posti
Prefazione di Erri De Luca

Il sangue politico, un libro che è impegno morale e culturale



di Chicco Funaro

Occorre un alto grado di partecipazione e di impegno morale e culturale, per scrivere un libro come quello che Nicoletta Orlandi Posti ha scritto.
Partecipazione perché, visti gli anni trascorsi, la memoria dell’uccisione nel settembre del 1970 di cinque giovani anarchici calabresi, contrabbandata almeno all’inizio per un sanguinoso ma “banale” incidente della strada, è vicenda che sarebbe stato facile far riemergere come pura cronaca di un tempo, di “un’epoca dei fatti” dai quali tutti siamo irrimediabilmente lontani, anche noi di quella generazione che di quegli anni fu pienamente partecipe: mentre Nicoletta alla pura memoria non si limita, ma la vicenda sa rivivere e rievocare come ancora carica di tensioni mai sopite, capace di riaccendere rabbia e indignazione non inattuali, non solo “al passato”. Impegno morale e culturale perché dallo svolgimento dei fatti l’Autrice sa cogliere un’indicazione di lavoro critico e di ricerca che è tanto più politica proprio perché mai cinica e asettica, ma, appunto, ancora carica di emozione e di sentimento.

Reti invisibili, 1 luglio 2013

"Il sangue politico"
recensione di Marco Caneschi
su Reti Invisibili

Il 12 dicembre 1969 comincia un'altra storia. La notte della Repubblica, così richiamava efficacemente una splendida trasmissione di Sergio Zavoli dei primi anni Novanta. E fu una notte di bombe attorno alle quali mille congetture sono sorte. Le bombe che diedero inizio alla bibliografia storica, giornalistica e dietrologica, nonché a tanto cinema, furono soprattutto quelle di Piazza Fontana alla Banca nazionale dell'agricoltura. Milano. Ma quel giorno maledetto esplosero altri ordigni sui quali meno si è parlato, a Roma. E nella capitale c'erano dei giovani anarchici costretti, loro malgrado, a ricoprire il ruolo di capri espiatori.
Quello di Nicoletta Orlandi Posti è il racconto di un caso brutto, oscuro, dimenticato: la storia di Gianni Aricò, di Angelo Casile, di Annelise Borth, di Franco Scordo e di Luigi Lo Celso. Alcuni di questi furono tartassati in interminabili e inutili interrogatori negli uffici della questura di Roma. Nel frattempo il ferroviere Pinelli "volava" da una finestra della questura di Milano. Altra morte misteriosa. La loro colpa? Essere anarchici, ovvero persone da additare all'opinione pubbica come i responsabili degli attentati e dei morti, la pista sicura da percorrere per inquirenti sulla strada del depistaggio.
Ora, il libro è un atto di difesa anche verso questa corrente di pensiero della sinistra, in Italia con una sua storia di lotte e bombe. Contro i re peraltro e non contro civili inermi. Ma al di là del colore politico di questi cinque giovani, e dunque al di là delle nostre convinzioni politiche, resta la vicenda di chi tentò di scoprire la verità. E la verità non ha colore specie per una democrazia dove resta imprescindibile il principio della trasparenza dei pubblici poteri.
Rientrati nella loro Reggio Calabria, dopo l'esperienza romana di umiliazioni e protervia, i protagonisti trovano la città in balia delle barricate, una rivolta di popolo scoppiata con il pretesto della mancata scelta di Reggio quale capoluogo dell'appena istituita Regione Calabria. Gli anarchici colgono strani movimenti fra quelle barricate, di personaggi in odore di neo-fascismo, criminalità e istituzioni conniventi. Scattano una miriade di foto e scrivono il loro dossier dove prospettano l'esistenza di una perversa alleanza, tra pezzi dello stato e poteri che agiscono nell'ombra, disposta a tutto pur di preparare il terreno a un golpe autoritario che faccia leva sulla paura della gente. Questo dossier vogliono recapitarlo a Roma alle persone giuste ma durante il viaggio verso la capitale sull'Autostrada del Sole, nei pressi di Ferentino, la notte tra il 26 e il 27 settembre 1970, trovano la morte in un "incidente". Non saranno gli unici a indagare su questi intrecci e a trovare analogo tragico destino. Due mesi e mezzo dopo c'è chi era pronto a concretizzare il disegno neo-fascista: parliamo del golpe dell'Immacolata del principe Borghese che venne fermato all'ultimo minuto. Il dossier dei 5 anarchici mai è stato rinvenuto. Un'altra borsa, tornano alla mente quelle di Moro, Dalla Chiesa, Borsellino, svanita nel nulla.
Ci sono momenti della storia italiana recente che vivono di accomodate verità ufficiali. Ma c'è stato e c'è chi non si accontenta di queste. Nicoletta Orlandi Posti prova a squarciare un velo, si fa aiutare da carte ufficiali e suffragare dalla sentita prefazione di Erri de Luca. Chi farà questo genere di operazioni potrà rivendicare sempre un merito. Perché, è bene ribadirlo, non importa il colore di chi si assume una responsabilità di giustizia, di giustizia si nutre una democrazia. Senza, muoiono non solo le vittime accertate, uomini con le loro famiglie e vicende fatte di impegno politico ma anche di umanità quotidiana. Moriamo un po' tutti, senza sapere poi cosa realmente raccontare a chi verrà dopo di noi.