"Il sangue politico"
recensione di Marco Caneschi
su Reti Invisibili
Il 12 dicembre 1969 comincia un'altra storia. La notte della Repubblica,
così richiamava efficacemente una splendida trasmissione di Sergio
Zavoli dei primi anni Novanta. E fu una notte di bombe attorno alle
quali mille congetture sono sorte. Le bombe che diedero inizio alla
bibliografia storica, giornalistica e dietrologica, nonché a tanto
cinema, furono soprattutto quelle di Piazza Fontana alla Banca nazionale
dell'agricoltura. Milano. Ma quel giorno maledetto esplosero altri
ordigni sui quali meno si è parlato, a Roma. E nella capitale c'erano
dei giovani anarchici costretti, loro malgrado, a ricoprire il ruolo di
capri espiatori.
Quello di Nicoletta Orlandi Posti è il racconto di un caso brutto,
oscuro, dimenticato: la storia di Gianni Aricò, di Angelo Casile, di
Annelise Borth, di Franco Scordo e di Luigi Lo Celso. Alcuni di questi
furono tartassati in interminabili e inutili interrogatori negli uffici
della questura di Roma. Nel frattempo il ferroviere Pinelli "volava" da
una finestra della questura di Milano. Altra morte misteriosa. La loro
colpa? Essere anarchici, ovvero persone da additare all'opinione pubbica
come i responsabili degli attentati e dei morti, la pista sicura da
percorrere per inquirenti sulla strada del depistaggio.
Ora, il libro è un atto di difesa anche verso questa corrente di
pensiero della sinistra, in Italia con una sua storia di lotte e bombe.
Contro i re peraltro e non contro civili inermi. Ma al di là del colore
politico di questi cinque giovani, e dunque al di là delle nostre
convinzioni politiche, resta la vicenda di chi tentò di scoprire la
verità. E la verità non ha colore specie per una democrazia dove resta
imprescindibile il principio della trasparenza dei pubblici poteri.
Rientrati nella loro Reggio Calabria, dopo l'esperienza romana di
umiliazioni e protervia, i protagonisti trovano la città in balia delle
barricate, una rivolta di popolo scoppiata con il pretesto della mancata
scelta di Reggio quale capoluogo dell'appena istituita Regione
Calabria. Gli anarchici colgono strani movimenti fra quelle barricate,
di personaggi in odore di neo-fascismo, criminalità e istituzioni
conniventi. Scattano una miriade di foto e scrivono il loro dossier dove
prospettano l'esistenza di una perversa alleanza, tra pezzi dello stato
e poteri che agiscono nell'ombra, disposta a tutto pur di preparare il
terreno a un golpe autoritario che faccia leva sulla paura della gente.
Questo dossier vogliono recapitarlo a Roma alle persone giuste ma
durante il viaggio verso la capitale sull'Autostrada del Sole, nei
pressi di Ferentino, la notte tra il 26 e il 27 settembre 1970, trovano
la morte in un "incidente". Non saranno gli unici a indagare su questi
intrecci e a trovare analogo tragico destino. Due mesi e mezzo dopo c'è
chi era pronto a concretizzare il disegno neo-fascista: parliamo del
golpe dell'Immacolata del principe Borghese che venne fermato all'ultimo
minuto. Il dossier dei 5 anarchici mai è stato rinvenuto. Un'altra
borsa, tornano alla mente quelle di Moro, Dalla Chiesa, Borsellino,
svanita nel nulla.
Ci sono momenti della storia italiana recente che vivono di accomodate
verità ufficiali. Ma c'è stato e c'è chi non si accontenta di queste.
Nicoletta Orlandi Posti prova a squarciare un velo, si fa aiutare da
carte ufficiali e suffragare dalla sentita prefazione di Erri de Luca.
Chi farà questo genere di operazioni potrà rivendicare sempre un merito.
Perché, è bene ribadirlo, non importa il colore di chi si assume una
responsabilità di giustizia, di giustizia si nutre una democrazia.
Senza, muoiono non solo le vittime accertate, uomini con le loro
famiglie e vicende fatte di impegno politico ma anche di umanità
quotidiana. Moriamo un po' tutti, senza sapere poi cosa realmente
raccontare a chi verrà dopo di noi.