di Chicco Funaro
Occorre un alto grado di partecipazione
e di impegno morale e culturale, per scrivere un libro come quello
che Nicoletta Orlandi Posti ha scritto.
Partecipazione perché, visti gli anni
trascorsi, la memoria dell’uccisione nel settembre del 1970 di
cinque giovani anarchici calabresi, contrabbandata almeno all’inizio
per un sanguinoso ma “banale” incidente della strada, è vicenda
che sarebbe stato facile far riemergere come pura cronaca di un
tempo, di “un’epoca dei fatti” dai quali tutti siamo
irrimediabilmente lontani, anche noi di quella generazione che di
quegli anni fu pienamente partecipe: mentre Nicoletta alla pura
memoria non si limita, ma la vicenda sa rivivere e rievocare come
ancora carica di tensioni mai sopite, capace di riaccendere rabbia e
indignazione non inattuali, non solo “al passato”. Impegno morale
e culturale perché dallo svolgimento dei fatti l’Autrice sa
cogliere un’indicazione di lavoro critico e di ricerca che è tanto
più politica proprio perché mai cinica e asettica, ma, appunto,
ancora carica di emozione e di sentimento.
Il libro si chiama “Il sangue
politico”. È la storia di quattro giovani anarchici di Reggio
Calabria – Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo - e di una
giovane tedesca, simpatizzante del movimento e moglie di Aricò,
Annelise Borth. Militanti anarchici che nel clima convulso dei moti
per il Capoluogo e della rivolta dei “boia chi molla” riescono a
ricostruire, a partire da ciò che nella loro città sta accadendo, i
segni più generali di una trama eversiva a larghissimo spettro,
quella tessuta da Junio Valerio Borghese e dalle forze oscure ma non
troppo che lo spalleggiano, destinata a sfociare nell’Operazione
Tora Tora, il golpe assai poco da operetta che fu comunque tentato
nel dicembre dello stesso ’70. Ricostruzione sempre più motivata e
documentata, raccolta in un voluminoso dossier destinato a diventare
non solo momento di denuncia ma anche strumento di lotta contro il
tentativo di attribuire agli anarchici gli attentati di tutto il ’69,
culminanti nella strage di Piazza Fontana, e, più in generale,
contro ogni disegno autoritario destinato a neutralizzare e
sconfiggere tutte le insorgenze sovversive e rivoluzionarie nel
nostro paese. Potenzialmente tanto pericolosa per gli ambienti della
destra eversiva e golpista, da portare a una vera e propria sentenza
di condanna a morte nei confronti degli estensori del documento e di
chi li ha aiutati e favoriti in questo lavoro. Condanna resa
esecutiva da un sanguinoso incidente stradale, con l’aiuto di un
camion e di un camionista non nuovo a simili eventi e quasi
certamente “uomo” del Principe Nero e del suo Fronte Nazionale,
che distrugge sull’Autostrada del Sole nei pressi di Frosinone una
piccola Mini e uccide i cinque militanti che la occupano e che
stanno giungendo a Roma per consegnare il materiale raccolto alle
strutture della controinformazione di allora, quella della “Strage
di Stato” e dei suoi autori, Marco Ligini, Edoardo Di Giovanni ed
Edgardo Pellegrini in primo luogo. E che ha come duratura
conseguenza, oltre che la morte di tante giovani vite, anche la
scomparsa e la distruzione di tale materiale, di cui qualcuno subito
accorso sul luogo dell’incidente o già in attesa nei pressi
immediatamente si impadronisce. Una storia che Nicoletta, come
all’inizio dicevamo, non si limita solo a raccontare, ma che bada
soprattutto a documentare attraverso materiali oggettivi,
interrogatori di polizia e verbali giudiziari soprattutto: dai quali
una lettura appena attenta permette di ricavare precise sensazioni e
impressioni non solo sulle persone coinvolte ma anche e soprattutto
sul clima di un’epoca già segnata da conflitti non più
riassorbibili e da una sostanziale, rapidissima perdita di
“innocenza” da parte delle istituzioni e di apparati che comunque
innocenti non erano mai stati. Di questo stile di lavoro e di metodo
critico, sempre rigoroso e mai approssimativo, arrivano a convincere
e piacere in via generale le conclusioni valide per tutti: che gli
anni ’70 furono da sempre e da subito caratterizzati da un livello
di scontro politico-militare tra stato e movimenti immediatamente
proiettato verso l’altro. Mentre a chi, come l’Autrice, professa
idee anarchiche e libertarie, non mancherà di suonare consonante e a
piena voce la forte e continua rivendicazione di uno stile di vita e
di militanza libero, vivo e vitale, sempre e comunque nel grosso di
ogni corrente di trasformazione e di cambiamento dei rapporti
sociali, economici e politici tra cittadino e cittadino, tra persona
e persona. Un libro davvero da comprare e da leggere.
Nicoletta Orlandi Posti “Il sangue
politico - Storia di cinque anarchici e di un dossier scomparso”
Prefazione di Erri De Luca - Editori Internazionali Riuniti , Roma,
2013 – euro 16,90.
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