Il nuovo libro di Nicoletta Orlandi Posti
Prefazione di Erri De Luca

La scrittura come impegno civile


Nicoletta Orlandi Posti: la scrittura come impegno civile
di Elisabetta Bagli per Anima Magazine

Oggi il mio sguardo è orientato verso Milano. Lì incontriamo Nicoletta Orlandi Posti, nota giornalista e scrittrice, nata e cresciuta nei lotti della Garbatella a Roma. Sin da piccola ha dimostrato uno speciale interesse per la politica, scaturito, soprattutto, ascoltando le storie degli anni di piombo. Il suo terzo libro Il sangue politico edito da Editori Riuniti, è completamente incentrato sulla vicenda di cinque giovani anarchici che trovano la morte a soli vent’anni in uno strano e ambiguo incidente stradale presso l’autostrada del sole. Un libro che lascia il segno e che riapre un caso che era stato “dimenticato”. Conosciamola un po’ più da vicino.

Nicoletta, sei giornalista e scrittrice e so che lo stile, ma anche i contenuti, sono molto diversi, nonostante gli argomenti che hai da sempre trattato abbiano tutte connotazioni di stampo giornalistico. Come concili questo duplice aspetto della tua scrittura?

    Non è così diverso scrivere un articolo, un racconto, un testo storico. Almeno per me, che mi considero più una cronista che una giornalista. I cronisti sono stati definiti da Umberto Eco “storici del presente o dell’istante”: ecco io mi sono imposta la regola di raccontare quello che vedo, quello che sento, quello che leggo nei documenti rispettando sempre – si tratti di un pezzo per il giornale o un capitolo di un libro – la dignità dei protagonisti delle vicende e di inseguire la necessaria correlazione tra quanto narrato e quanto accaduto nella realtà.

I tre libri che hai scritto hanno una chiara tendenza politica. Cosa trovi di attraente nell’unione di letteratura e politica?
    Credo che la letteratura sia un mezzo fondamentale per parlare di politica anche con i non addetti ai lavori. La politica non è solo quella che si fa dentro i palazzi del potere, è una dimensione naturale dell’uomo, la sola che garantisce le condizioni entro cui può realizzarsi la pienezza della vita sociale. Nei miei libri che, come giustamente hai notato tu, sono essenzialmente testi politici, ho cercato di usare un linguaggio e una struttura narrativa che si avvicinino molto al romanzo proprio per dare la possibilità a tutti di una lettura meno pesante del saggio politico o storico in senso stretto. Racconto una storia che, pagina dopo pagina, dovrebbe appassionare il lettore, dovrebbe farlo andare avanti per vedere come va a finire. Proprio come in un giallo. Ma al contrario del giallo o del romanzo sono tutte storie vere. Tanto che ogni libro contiene in appendice (come nel caso de Il sangue politico) o nelle note (in A come amore e Il sacco di Roma) i documenti originali, i verbali, le veline sui quali mi sono basata.

Il tuo primo libro, A come Amore, in realtà non è uscito sul cartaceo, ma hai voluto divulgarlo tramite Facebook, la rete sociale più in voga e più estesa del momento. Sei stata la prima autrice ad aver pubblicato un intero libro in rete, per questo vorremmo conoscere quale o quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a farlo.
    A come Amore mi ha dato molte soddisfazioni, pur essendo stato pubblicato in proprio e completamente gratis da scaricare. Quando l’ho pubblicato a puntate su Facebook, stiamo parlando del 2007, le riviste letterarie lo hanno definito come il romanzo che “ha dato via all’era dell’e-feulletton”. Ho scelto di condividerlo tramite social network perché sono fermamente convinta che la cultura debba essere gratis e aperta a tutti. L’originario profilo di A come Amore è stato chiuso perché aveva raggiunto il limite massimo di “amici”, ora è una semplice pagina Facebook che rimanda al blog_romanzo (www.diariodiunaanarchica.blogspot.it) che ovviamente è in copyLeft, nel senso che può essere riprodotto e usato in tutte le forme purché non a scopo di lucro.

Di cosa parla il libro?
    A come amore è la storia d’Italia che va dalla morte di Pino Pinelli fino al sequestro di Aldo Moro, raccontata attraverso il diario di un’anarchica morta in circostanze misteriose e ritrovato casualmente dalla figlia dopo trent’anni. La protagonista è una giovane donna che vive a Ventotene e che attraverso il diario ritrovato e i racconti degli amici della madre riesce a scoprire non solo chi era lo sconosciuto brigatista di via Fani a bordo della Honda, del quale parlano tanti testimoni mai realmente identificato, ma anche a dipanare molti dei misteri legati al sequestro e all’omicidio del presidente della Dc.

Il tuo secondo libro è stato un documentario sulla giunta Alemanno, Il sacco di Roma. Come mai hai deciso di trattare un argomento così spinoso, ma anche molto attuale?
    Ho fatto la cronista dal Campidoglio per tanti anni: stavo in aula Giulio Cesare nei setti anni dell’era Rutelli, nei sette anni di Veltroni e pure quando Gianni Alemanno si è insediato sullo scranno più alto della capitale. Al giro di boa dei 1000 giorni da sindaco di Alemanno, il primo sindaco di destra che Roma medaglia d’oro per la Resistenza ha avuto, ho provato a fare un bilancio. Il risultato è stato questo libro. Il sacco di Roma è un quadro desolante della mia città, al cui centro spicca la figura di un sindaco inadeguato e impreparato. Dallo scandalo Parentopoli alle colate indiscriminate di cemento, dalla desertificazione delle politiche culturali alla presenza in ruoli chiave di esponenti con un passato nell’estrema destra eversiva, dalle politiche d’espulsione ed emarginazione dei rom all’emergenza casa mai affrontata, che coinvolge settemila famiglie. Vittime illustri: Roma e i suoi cittadini, sgomenti nel vedere giorno dopo giorno la propria città appassire nella sporcizia, nel clientelismo, nella criminalità comune e nelle infiltrazioni della ’ndrangheta. Una città distante dai giovani, con tassi di disoccupazione estremamente alti e in crescita costante; una città lontana dalle donne, per i tanti casi di stupro registrati nelle strade della capitale e nonostante la sbandierata politica sulla sicurezza di Alemanno. Una città in rapido declino, che stava diventando, come fedele specchio dell’Italia berlusconiana, periferia dell’Europa.

Per motivi lavorativi hai dovuto lasciare Roma, la tua bella città, la tua amata Garbatella che anch’io conosco bene, per andare a vivere a Milano. In cosa si differenziano queste città e quali sono gli elementi che invece hanno in comune?
    Sono stata costretta a lasciare Roma e come tutte le scelte imposte l’ho presa molto male. Sono arrivata a Milano prevenuta, ma devo ammettere che non si vive male, anzi. È una città davvero ben organizzata e cosmopolita, ha una rete di trasporti che la capitale si sogna, c’è una grandissima offerta culturale e tante opportunità che Roma non ha. Detto questo però la mia, la nostra, Garbatella non ha eguali. Il nostro non è un quartiere come solitamente vengono intese parti più o meno estese di una città: Garbatella è una comunità e come tale mi manca da morire.

Il sangue politico, la tua ultima fatica che si fregia della prefazione di Erri De Luca, è un libro molto intenso che ho letto con estrema curiosità avendo sentito parlare dei fatti accaduti, ma non avendo mai avuto l’opportunità di approfondire. Quanto sono importanti la ricerca e la documentazione per libri di questo genere che hanno delle connotazioni di dossier, sebbene le vicende vengano da te narrate in modo fluido e scorrevole con grandi capacità narrative?
    La ricerca per il tipo di libri che mi piace scrivere è fondamentale. Per Il sangue politico ho avuto la fortuna di trovare persone che hanno aperto per me i loro faldoni giudiziari pieni di documenti inediti, ma soprattutto hanno messo a mia disposizione i loro ricordi: la memoria di chi questa storia l’ha vissuta in prima persona.

Sicuramente non finisce qui. Quanti progetti hai ancora da tirar fuori dal cassetto? Puoi dare un’anticipazione ad Anima Magazine sul futuro che vedrà protagonista Nicoletta Orlandi Posti?
    Di progetti ne ho molti. Attualmente sono alle prese con un’altra storia mai chiarita degli anni Settanta legata alle bombe di Roma del 12 dicembre 1969. Ho trovato dei documenti inediti che sto studiando. Entro l’anno dovrebbe uscire il nuovo libro.

Grazie Nicoletta e speriamo di rivederci presto con il tuo prossimo lavoro.

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