Se una notte d'autunno cinque viaggiatori...
di
Marco Caneschi - 1.7.13
Il sangue politico
di Nicoletta Orlandi Posti
Editori Internazionali Riuniti (2013)
pp. 254
Il
12 dicembre 1969 comincia un’altra storia. La notte della Repubblica,
così richiamava efficacemente una splendida trasmissione di Sergio
Zavoli dei primi anni Novanta. E fu una notte di bombe
attorno alle quali mille congetture sono sorte. Le bombe che diedero
inizio alla bibliografia storica, giornalistica e dietrologica, nonché a
tanto cinema, furono soprattutto quelle di Piazza Fontana alla Banca
nazionale dell’agricoltura. Milano. Ma quel giorno maledetto esplosero
altri ordigni sui quali meno si è parlato, a Roma. E nella capitale
c’erano dei giovani anarchici costretti, loro malgrado, a ricoprire il
ruolo di capri espiatori.
Quello
di Nicoletta Orlandi Posti è il racconto di un caso brutto, oscuro,
dimenticato: la storia di Gianni Aricò, di Angelo Casile, di Annelise
Borth, di Franco Scordo e di Luigi Lo Celso. Alcuni di questi furono
tartassati in interminabili e inutili interrogatori negli uffici della
questura di Roma. Nel frattempo il ferroviere Pinelli “volava” da una
finestra della questura di Milano. Altra morte misteriosa. La loro colpa? Essere anarchici,
ovvero persone da additare all'opinione pubbica come i responsabili
degli attentati e dei morti, la pista sicura da percorrere per
inquirenti sulla strada del depistaggio.
Ora,
il libro è un atto di difesa anche verso questa corrente di pensiero
della sinistra, in Italia con una sua storia di lotte e bombe. Contro i
re peraltro e non contro civili inermi. Ma al di là del colore politico
di questi cinque giovani, e dunque al di là delle nostre convinzioni
politiche, resta la vicenda di chi tentò di scoprire la verità.
E la verità non ha colore specie per una democrazia dove resta
imprescindibile il principio della trasparenza dei pubblici poteri.
Rientrati
nella loro Reggio Calabria, dopo l’esperienza romana di umiliazioni e
protervia, i protagonisti trovano la città in balia delle barricate, una
rivolta di popolo scoppiata con il pretesto della mancata scelta di
Reggio quale capoluogo dell’appena istituita Regione Calabria. Gli
anarchici colgono strani movimenti fra quelle barricate, di personaggi
in odore di neo-fascismo, criminalità e istituzioni conniventi. Scattano
una miriade di foto e scrivono il loro dossier dove prospettano
l’esistenza di una perversa alleanza, tra pezzi dello stato e poteri che
agiscono nell’ombra, disposta a tutto pur di preparare il terreno a un golpe autoritario
che faccia leva sulla paura della gente. Questo dossier vogliono
recapitarlo a Roma alle persone giuste ma durante il viaggio verso la
capitale sull’Autostrada del Sole, nei pressi di Ferentino, la notte tra
il 26 e il 27 settembre 1970, trovano la morte in un “incidente”. Non
saranno gli unici a indagare su questi intrecci e a trovare analogo
tragico destino. Due mesi e mezzo dopo c’è chi era pronto a
concretizzare il disegno neo-fascista: parliamo del golpe
dell’Immacolata del principe Borghese che venne fermato all’ultimo
minuto. Il dossier dei 5 anarchici mai è stato rinvenuto. Un’altra
borsa, tornano alla mente quelle di Moro, Dalla Chiesa, Borsellino,
svanita nel nulla.
Ci
sono momenti della storia italiana recente che vivono di accomodate
verità ufficiali. Ma c’è stato e c’è chi non si accontenta di queste.
Nicoletta Orlandi Posti prova a squarciare un velo, si fa aiutare da
carte ufficiali e suffragare dalla sentita prefazione di Erri de Luca.
Chi farà questo genere di operazioni potrà rivendicare sempre un merito.
Perché, è bene ribadirlo, non importa il colore di chi si assume una responsabilità di giustizia,
di giustizia si nutre una democrazia. Senza, muoiono non solo le
vittime accertate, uomini con le loro famiglie e vicende fatte di
impegno politico ma anche di umanità quotidiana. Moriamo un po’ tutti,
senza sapere poi cosa realmente raccontare a chi verrà dopo di noi.
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