Il 18 Maggio alle ore 18, presso la libreria Belforte, via della Madonna 31 a Livorno, verrà presentato "Il sangue politico" a cura della Federazione Anarchica Livornese.
https://www.facebook.com/events/291744927627218/?fref=ts
Il nuovo libro di Nicoletta Orlandi Posti
Prefazione di Erri De Luca
Prefazione di Erri De Luca
GLI ANARCHICI NON DIMENTICANO E NON ARCHIVIANO
Il 26 settembre 1970 cinque anarchici calabresi morivano in un incidente stradale sull'autostrada del sole, tra Napoli e Roma, all'altezza di Ferentino. Andavano a Roma per consegnare un dossier di controinformazione alla redazione del settimanale anarchico Umanità Nova. L'incidente destò molti interrogativi già all'epoca data la stranezza della dinamica, la sparizione dei documenti trasportati dai compagni e tantissime altre incongruenze e coincidenze. Nel corso degli anni i dubbi si sono rafforzati: periodicamente qualche pentito e qualche dossier trovato negli archivi dei servizi segreti confermano i sospetti sul fatto che si sia trattato di una strage mascherata da incidente stradale.40 anni e ancora torniamo a ricordare questa storia che si è sempre tentato di far dimenticare.E' nostra intenzione denunciare pubblicamente l'omicidio dei compagni e ricostruire la loro vicenda, indissolubilmente legata agli avvenimenti dei quali furono testimoni e protagonisti: dal 1969 con gli attentati culminati con Piazza Fontana, inizio della stagione delle stragi, alla rivolta di Reggio Calabria.
I commenti
Ansa, 17 maggio 2013, recensione di Simona Tagliaventi
Enrico Di Cola: A proposito del libro di Cucchiarelli
Cucchiarelli su antifascismo, anarchici e …. gerarchia militare
di Enrico Di Cola
dal blog 12 dicembre 1969 - Strage di Stato
Le tesi contenute nel libro Il segreto di piazza Fontana
di Paolo Cucchiarelli, come abbiamo avuto modo di dire e dimostrare più
volte in passato, sono basate essenzialmente su confidenze di
terroristi e assassini fascisti (vedi il caso di Vinciguerra o del
fantomatico mister X), di squallidi personaggi dei servizi segreti
(quelli delle stragi e dei depistaggi oltre che pidduisti) come l’esimio
Russomanno dell’Ufficio Affari Riservati, e sulle tesi esposte dai vari
fascisti (travestiti da ex, post, e così via ingannando)
che all’interno delle varie Commissioni stragi hanno cercato in tutti i
modi di mescolare le carte per impedire l’accertamento della verità che
portava a casa loro.
Dopo aver letto più volte il libro di
Cucchiarelli (forse per una forma di masochismo senile) mi sono
arrovellato il cervello per capire se l’autore si sia solamente fatto
abbindolare dai sui nuovi amici in camicia nera o se invece si sia – più
semplicemente – convertito a tale mentalità. Il suo lavoro di
“ricostruzione storica” mi sembra troppo ricco di falsi, di
manipolazioni, di “luoghi comuni” di destra, perchè si possa attribuire
tutto ciò al solo dilettantismo dell’autore.
Il primo errore e disinformazione è
quello di sostenere che il Sessantotto avesse infranto le barriere
ideologiche che resistevano dal dopoguerra, che si fossero aperti degli
spazi per combattere assieme tra rossi e neri e che, addirittura,
l’unità delle forze antisistema potesse venire prima della pregiudiziale
antifascista. Noi anarchici ritenevamo, allora come oggi, che
l’antifascismo sia una pregiudiziale insormontabile e che i fascisti non
debbano trovare spazi in cui insinuarsi. Il fascismo è l’antitesi della
libertà e come tale anche l’antitesi dell’anarchia e quindi nostro
nemico giurato. Sia a livello politico-culturale che come spazio fisico,
per intenderci.
Solamente i fascisti, (dopo che nel ‘68
li respingemmo nelle loro fogne) oggi che si fanno forza di essere
arrivati nuovamente al potere per vie legali, continuano a sforzarsi per
accreditare una loro presunta – se vi è stata è stata brevissima, super
minoritaria rispetto al movimento, e sempre mascherata sotto altre
vesti – partecipazione nel movimento del ’68.
All’epoca, quando in un corteo scorgevamo
facce di fascisti noti, li allontanavamo immediatamente e spesso e
volentieri lo facevamo con la forza. Noi anarchici eravamo, siamo e
resteremo sempre orgogliosamente antifascisti.
Il secondo errore e disinformazione è
consequenziale al primo. Fatto passare come vero il primo assunto,
Cucchiarelli può sferrare il secondo attacco contro di noi tentando di
far credere che il nostro circolo fosse una sorta di ibrido non solo
teorico (“neoanarchici”… ma de che, e a chi?!) ma anche a livello
pratico di attività, e che il numero dei fascisti infiltrati o
addirittura palesi al nostro interno fosse alto (praticamente metà e
metà!). Abbiamo già smentito tali becere insinuazioni e mostrato come
siano frutto della fantasia malata di Cucchiarelli (e dei suoi
suggeritori) e che sarebbe bastato leggere gli atti giudiziari – cosa
che lui sostiene di aver fatto – per non incorrere in simili
castronerie. Ma questo dimostra proprio come non vi sia buonafede nel
suo mescolare nel torbido.
Il terzo errore è in parte alimentato dal
primo e dal secondo e in parte dovuto alla più crassa ignoranza dello
scrittore su cosa sia l’anarchia e gli anarchici. Tutto l’assunto che ci
vedrebbe responsabili delle bombe di Roma e Milano, poggia su un modus
operandi che è totalmente estraneo agli anarchici.
Secondo Cucchiarelli, Valpreda e noi a
Roma come dei bravi soldatini (sembra di leggere lo scritto di un
questurino o di un fascista) saremmo andati a ritirare delle bombe
fatte da persone a noi sconosciute e – senza farci domande o discutere
sul come e perché – le avremmo piazzate dove ci veniva ordinato.
Valpreda addirittura avrebbe eseguito l’ordine più idiota di quelli
possibili: prendere un taxi… per farsi riconoscere!
Ma il questurino o il fascista
suggeritore di tale assurde tesi davvero non lo sa che gli anarchici non
sono usi ubbidire, che non hanno gerarchie al loro interno, che si
fidano solo di loro stessi, e che non prendono le caramelle, pardon le
bombe, dagli sconosciuti??
Cucchiarelli riesce addirittura a
superare i suoi maestri complottardi che volevano gli anarchici
colpevoli ad ogni costo: i vari Calabresi, Improta, Cudillo e Occorsio…!
11 maggio 2013 - Hellnation Store di Roma
L'11 MAGGIO oltre a far suonare POKER e LEXICON DEVILS che presenteranno i rispettivi 7" di debutto, Hellnation Store presenterà il mio libro. Il tutto si svolgerà dalle 18.00 in su a via Via Nomentana 113,Roma
guarda le foto della presentazione
Calabria Ora, intervista e recensione, 19 maggio 2013
Due pagine di Calabria Ora dedicate a "Il sangue politico". La recensione, il ricordo storico e l'intervista sono firmate da Saverio Paletta sull'edizione di domenica 19 maggio 2013.
Per leggere pagina 14 clicca qui
Per leggere pagina 15 clicca qui
Intervista www.theitalianbookclub.com
Intervista di Paola Oliva per www.theitalianbookclub.com durante la presentazione del libro da HELLNATION STORE a Roma l' 11 Maggio 2013.
Il blog di Elisabetta Bagli
Madrid, 26 marzo 2013, il blog di Elisabetta Bagli
http://elisabettabagli.blogspot.com.es/2013/03/il-sangue-politico-e-in-arrivo-il-nuovo.html
Fabio Cuzzola, Terra è Libertà
25 aprile: sempre! Nel ricordo di chi ha lottato per la libertà
dal blog http://terraelibertacirano.blogspot.it
Un romanzo che saluto con gioia, ricordando che da una piccola ghianda è nata una solida quercia, che contempla uno spettacolo teatrale, un film-documentario, un'intera puntata di Blu notte di Carlo Lucarelli e tante esperienze militanti di giovani che nel solco di Angelo, Gianni, Annalise, Luigi e Franco hanno cominciato a lottare per un mondo più giusto e libero.
La cosa più bella però di quest' "ascia di guerra" dissotterrata è stata l'incontro con le persone, in particolare i compagni dell'epoca, verso i quali ho un debito che difficilmente riuscirò a pagare nel corso della mia esistenza.
Siamo alla vigilia del 25 aprile, facciamo ancora memoria, ricordiamo, rammentiamo. Inserisco qui alcuni disegni schizzati da Angelo Casile nel corso della riunione tenutasi a Vibo il pomeriggio del 26 settembre del 1970.
Della scoperta di questi preziosi documenti, bozzetti per le scenografie di uno spettacolo teatrale, sono grato a Gigi Carrera, sindaco comunista di Cinquefrondi negli anni settanta e destinatario del dono di Angelo.
Recensione sul Domenicale del Sole 24 ore, 12 maggio 2013
La morte di cinque anarchici calabresi
Nel 2001 fu Fabio Cuzzola, con Cinque anarchici del Sud, a riportare a galla la tragica storia della scomparsa, la notte del 26 settembre del 1970, di cinque anarchici calabresi (Aricò, Borth, Casile, Scordo e Lo Celso). Sulla tragedia ritorna adesso Nicoletta Orlandi Posti, che con "Il sangue politico (Editori Riuniti, 288 pagine, € 16,90, prefaz. Erri De Luca) ricostruisce la controinchiesta che questi ragazzi fecero sulla rivolta di Reggio Calabria, sui legami tra ’ndrangheta, neofascisti, servizi segreti e fascisti greci, e sulle vere cause del deragliamento del treno Freccia del Sud. Quella notte i cinque anarchici erano diretti a Roma, dove avrebbero dovuto consegnare i risultati dell’inchiesta, ma all’altezza di Ferentino un camion –di proprietà di Junio Valerio Borghese – li travolse causandone l’atroce e misteriosa morte.per leggere l'articolo completo di Andrea Di Consoli clicca qui
Rassegna stampa
26 marzo 2007, Blog di Elisabetta Bagli
http://elisabettabagli.blogspot.com.es/2013/03/il-sangue-politico-e-in-arrivo-il-nuovo.html
http://elisabettabagli.blogspot.com.es/2013/03/il-sangue-politico-e-in-arrivo-il-nuovo.html
Luciano Lanza, Bombe e segreti PDF
Bombe e segreti, Luciano Lanza, Eleuthera 2005
scarica il Pdf
Roma, 3 maggio 2005. La seconda sezione penale della Cassazione conferma l'assoluzione degli ultimi tre neonazisti imputati per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, che così resta definitivamente senza colpevoli. O meglio, Giovanni Ventura e Franco Freda vengono indicati come i responsabili di quell'eccidio (diciassette morti e quasi cento feriti), ma non possono essere perseguiti perché definitivamente assolti il 1° agosto 1985. Questa la verità processuale. Ben altra, invece, la verità storica. In questo libro viene ricostruita la montatura contro Pietro Valpreda, la morte – anch'essa senza colpevoli – dell'anarchico Giuseppe Pinelli e soprattutto la fitta trama di connivenze, coperture e depistaggi che attestano come la «madre di tutte le stragi» sia stata una «strage di Stato».Un documentato atto di accusa contro coloro che pur di non perdere il potere sono ricorsi a un piano criminale. Nuova edizione aggiornata con un'intervista al giudice Guido Salvini.
Nicoletta Orlandi Posti, Ⓐ come amore PDF
Ⓐ come amore
Attraverso il diario di un'anarchica morta in circostanze misteriose, ritrovato casualmente dalla figlia dopo trent'anni, viene raccontata la storia d'italia a partire dalla morte di Pino Pinelli fino al sequestro di Aldo Moro. La protagonista è una giovane donna che vive a Ventotene e che attraverso il diario e i racconti degli amici della madre riesce a scoprire non solo chi era lo sconosciuto brigatista di via Fani a bordo della Honda, del quale parlano tanti testimoni mai realmente identificato, ma anche a dipanare molti dei misteri legati al sequestro e all'omicidio del presidente della Dc.Per leggere il romanzo basta cliccare sui capitoli nel blog romanzo
oppure scarica l'e-book gratuito
Ulderico Pesce, Evviva Maria

con Lara Chiellino
Il testo racconta la storia dei “Moti di Reggio Calabria del 1970”, un avvenimento tragico e paradossale che rappresenta ancora oggi la più importante rivolta popolare italiana dal dopoguerra a oggi. Il popolo di Reggio Calabria protestò in maniera determinata, costruendo barricate nella città, occupando strade e ferrovie, contro la decisione di nominare capoluogo della Regione Calabria la città di Catanzaro, che contava circa settantamila abitanti, e non quella di Reggio Calabria che ne contava centosettantamila. Molti furono i morti e molti i feriti e quei fatti rappresentano ancora oggi, una ferita aperta per tutto il Mezzogiorno d’Italia.
Lo spettacolo mira a rintracciare e raccontare i veri motivi di quella ribellione, che affondano le radici in una politica del Governo centrale verso il Sud che ha coltivato solo illusioni e inganni, politica mai realizzata a pieno e che si è rivelata con gli anni senza prospettive reali. Un Sud che è stato lasciato nelle mani della malavita che oggi, a Reggio Calabria, come in altre parti del Sud dell’Italia, regna incontrastata.
“La notte del 26 settembre 1970 morirono sull’autostrada del Sole fra Ferentino ed Anagni, alle ore 23,25, in uno scontro con un autotreno, cinque giovani che si recavano a Roma per portare ad un giudice “carte e documenti segreti” che avrebbero fatto capire gli autori reali dell’attentato al treno “La Freccia del Sud”, avvenuto il 22 luglio dello stesso anno, all’altezza di Gioia Tauro, in cui persero la vita sei persone. Entrambi gli episodi furono frettolosamente archiviati dalla Magistratura come “incidenti”, molti invece continuano a pensare, a dire e a scrivere, che quei fatti definiti “incidenti” furono, viceversa, veri e propri “attentati” con cui si mirava a destabilizzare l’ordine sociale e a mettere a tacere ragazzi scomodi che avevano intuito i manovratori reali, o meglio gli strumentalizzatori dei Moti di Reggio Calabria che, approfittando della battaglia dei reggini, miravano a conquistare l’Italia con la forza.
Visto che lo Stato italiano ha lasciato nel dimenticatoio questi fatti, tocca a noi “teatranti”, “pagliacci” per vocazione, ricordare quei morti”.
Ulderico Pesce
Fabio Cuzzola, Cinque anarchici del Sud PDF
Fabio Cuzzola
Cinque anarchici del Sud
Una storia negata
per scaricare il PDF clicca qui
anno 2001, 126 pagine, ISBN 88-7351-000-0
“Ci sono voluti trent’anni perché uno spiraglio di luce rompesse la cappa dell’indifferenza e della cancellazione della memoria”. Il libro di Fabio Cuzzola riporta alla luce una storia negata del 1970. Durante la rivolta di Reggio Calabria, un gruppo di giovani anarchici perde la vita in un misterioso incidente proprio mentre si recavano a Roma con uno scottante dossier sulla strage del treno di Gioia Tauro. La rivolta di Reggio, l’attentato al treno, la morte di questi giovani s’inseriscono tra gli episodi oscuri che sconvolsero l’Italia degli anni '70.
Cinque anarchici del Sud
Una storia negata
per scaricare il PDF clicca qui
anno 2001, 126 pagine, ISBN 88-7351-000-0
“Ci sono voluti trent’anni perché uno spiraglio di luce rompesse la cappa dell’indifferenza e della cancellazione della memoria”. Il libro di Fabio Cuzzola riporta alla luce una storia negata del 1970. Durante la rivolta di Reggio Calabria, un gruppo di giovani anarchici perde la vita in un misterioso incidente proprio mentre si recavano a Roma con uno scottante dossier sulla strage del treno di Gioia Tauro. La rivolta di Reggio, l’attentato al treno, la morte di questi giovani s’inseriscono tra gli episodi oscuri che sconvolsero l’Italia degli anni '70.
Il reichstag brucia?
Il reichstag brucia?
Compagni,
il movimento reale del proletariato rivoluzionario italiano lo sta
conducendo verso il punto da cui sarà impossibile - per lui e per i suoi
nemici - ogni ritorno al passato. Mentre si dissolvono una dopo l'altra
tutte le illusioni sulla possibilità di ristabilire la "normalità"
della situazione precedente, matura per entrambe le parti la necessità
di rischiare il proprio presente per guadagnarsi il proprio futuro. Di
fronte al montare del movimento rivoluzionario, malgrado la metodica
azione di recupero dei sindacati e dei burocrati della vecchia e nuova
"sinistra", diviene fatale per il Potere rispolverare ancora una volta
la vecchia commedia dell'ordine, giocando questa volta la falsa carta
del terrorismo, nel tentativo di scongiurare la situazione che lo
costringerà a scoprire tutto il suo gioco di fronte alla chiarezza della
rivoluzione. Gli attentati anarchici del 1921, i gesti disperati dei
sopravvissuti al fallimento del movimento rivoluzionario di allora,
fornirono un comodo pretesto alla borghesia italiana per instaurare, con
il fascismo, lo stato d'assedio su tutta la società. Forte - nella sua
impotenza - della lezione del passato, la borghesia italiana del 1969
non ha bisogno di vivere la grande paura del moto rivoluzionario, né di
aspettare la forza che solo dalla sconfitta di questo le può ancora
derivare, per liberarsi delle proprie illusioni democratiche. Oggi essa
non ha più bisogno degli errori dei vecchi anarchici per trovare un
pretesto alla realizzazione politica della propria realtà totalitaria,
ma tale pretesto cerca di fabbricarselo da sola, incastrando i nuovi
anarchici in una montatura poliziesca, o manipolando i più sprovveduti
fra loro in una grossolana provocazione. Gli anarchici, in effetti,
offrono i migliori requisiti per le esigenze del potere: immagine
staccata e ideologica del movimento reale, il loro "estremismo"
spettacolare permette di colpire in loro l'estremismo reale del
movimento.
LA BOMBA Dl MILANO E' ESPLOSA
CONTRO IL PROLETARIATO
Destinata a ferire le categorie meno radicalizzate, per allearle al potere, e a chiamare a raccolta la borghesia per la "caccia alle streghe": non a caso la strage fra gli agricoltori (Banca Nazionale dell'Agricoltura), solo la paura tra i borghesi (Banca Commerciale). I risultati, diretti e indiretti, degli attentati, sono il loro fine. Per il passato, l'atto terroristico - come manifestazione primitiva e infantile della violenza rivoluzionaria nelle situazioni arretrate, o come violenza perduta sul terreno delle rivoluzioni sconfite - non è mai stato che un atto di rifiuto parziale, e perciò vinto in partenza: la negazione della politica sul terreno della politica stessa. Al contrario, nella situazione attuale, di fronte all'ascesa di un nuovo periodo rivoluzionario, è il Potere stesso che, nel tendere alla propria affermazione totalitaria, esprime spettacolarmente la propria negazione terroristica. In un'epoca che vede rinascere il movimento che sopprime ogni potere separato dagli individui, il Potere stesso è costretto a riscoprire, fino alla prassi cosciente, che tutto ciò che esso non uccide lo indebolisce. Ma la borghesia italiana è la più miserabile d'Europa. Incapace oggi di realizzare il proprio terrore attivo sul proletariato, non le resta che tentare di comunicare alla maggioranza della popolazione il proprio terrore passivo, la paura del proletariato. Impotente e maldestra, nel tentativo di bloccare in questo modo lo sviluppo del movimento rivoluzionario e di crearsi ad un tempo artificialmente una forza che non possiede, rischia di perdere in un sol colpo entrambe le possibilità. E' così che le fazioni più avanzate del potere (interne o parallele - governative o d'opposizione) hanno dovuto sbagliare. L'eccesso di debolezza riporta la borghesia italiana sul terreno dell'eccesso poliziesco, essa comincia a comprendere che la sua sola possibilità uscire da un'agonia senza fine passa per il rischio della fine immediata della sua agonia. Così il Potere deve bruciare fin dall'inizio l'ultima carta politica da giocare prima della guerra civile o di un colpo di stato di cui è incapace, doppia carta del falso "pericolo anarchico" (per la destra) e del falso "pericolo fascista" (per la sinistra), allo scopo di mascherare e di rendere possibile la sua offensiva contro il vero pericolo, il proletariato. Di più, l'atto con cui oggi la borghesia tenta di scongiurare la guerra civile è in realtà il suo primo atto di guerra civile contro il proletariato. Per il proletariato dunque, non si tratta più evitarla né di incominciarla, ma di vincerla. Ed esso ha ormai incominciato a capire che non è con la violenza parziale che la può vincere, ma con l'autogestione totale della violenza rivoluzionaria e l'armamento generale dei lavoratori organizzati nei Consigli operai. Esso quindi sa ormai di dover respingere definitivamente, con la rivoluzione, l'ideologia della violenza insieme alla violenza dell'ideologia.
Compagni: non lasciatevi fermare qui: il potere e i suoi alleati hanno paura di perdere tutto; noi non dobbiamo avere paura di loro e soprattutto non dobbiamo averne di noi stessi: « non abbiamo da perdere che le nostre catene e tutto un mondo da guadagnare ».
Viva il potere assoluto dei Consigli operai!

LA BOMBA Dl MILANO E' ESPLOSA
CONTRO IL PROLETARIATO
Destinata a ferire le categorie meno radicalizzate, per allearle al potere, e a chiamare a raccolta la borghesia per la "caccia alle streghe": non a caso la strage fra gli agricoltori (Banca Nazionale dell'Agricoltura), solo la paura tra i borghesi (Banca Commerciale). I risultati, diretti e indiretti, degli attentati, sono il loro fine. Per il passato, l'atto terroristico - come manifestazione primitiva e infantile della violenza rivoluzionaria nelle situazioni arretrate, o come violenza perduta sul terreno delle rivoluzioni sconfite - non è mai stato che un atto di rifiuto parziale, e perciò vinto in partenza: la negazione della politica sul terreno della politica stessa. Al contrario, nella situazione attuale, di fronte all'ascesa di un nuovo periodo rivoluzionario, è il Potere stesso che, nel tendere alla propria affermazione totalitaria, esprime spettacolarmente la propria negazione terroristica. In un'epoca che vede rinascere il movimento che sopprime ogni potere separato dagli individui, il Potere stesso è costretto a riscoprire, fino alla prassi cosciente, che tutto ciò che esso non uccide lo indebolisce. Ma la borghesia italiana è la più miserabile d'Europa. Incapace oggi di realizzare il proprio terrore attivo sul proletariato, non le resta che tentare di comunicare alla maggioranza della popolazione il proprio terrore passivo, la paura del proletariato. Impotente e maldestra, nel tentativo di bloccare in questo modo lo sviluppo del movimento rivoluzionario e di crearsi ad un tempo artificialmente una forza che non possiede, rischia di perdere in un sol colpo entrambe le possibilità. E' così che le fazioni più avanzate del potere (interne o parallele - governative o d'opposizione) hanno dovuto sbagliare. L'eccesso di debolezza riporta la borghesia italiana sul terreno dell'eccesso poliziesco, essa comincia a comprendere che la sua sola possibilità uscire da un'agonia senza fine passa per il rischio della fine immediata della sua agonia. Così il Potere deve bruciare fin dall'inizio l'ultima carta politica da giocare prima della guerra civile o di un colpo di stato di cui è incapace, doppia carta del falso "pericolo anarchico" (per la destra) e del falso "pericolo fascista" (per la sinistra), allo scopo di mascherare e di rendere possibile la sua offensiva contro il vero pericolo, il proletariato. Di più, l'atto con cui oggi la borghesia tenta di scongiurare la guerra civile è in realtà il suo primo atto di guerra civile contro il proletariato. Per il proletariato dunque, non si tratta più evitarla né di incominciarla, ma di vincerla. Ed esso ha ormai incominciato a capire che non è con la violenza parziale che la può vincere, ma con l'autogestione totale della violenza rivoluzionaria e l'armamento generale dei lavoratori organizzati nei Consigli operai. Esso quindi sa ormai di dover respingere definitivamente, con la rivoluzione, l'ideologia della violenza insieme alla violenza dell'ideologia.
Compagni: non lasciatevi fermare qui: il potere e i suoi alleati hanno paura di perdere tutto; noi non dobbiamo avere paura di loro e soprattutto non dobbiamo averne di noi stessi: « non abbiamo da perdere che le nostre catene e tutto un mondo da guadagnare ».
Viva il potere assoluto dei Consigli operai!
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